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martedì 9 dicembre 2014

MAFIA CAPITALE. Viaggio fra proclami e cortine di fumo del PD.

Dopo tanto tempo ritorniamo a ravvivare questo Blog.
Dopo mesi della solita sbobba politica, finalmente una notizia di cui val la pena fare un'analisi.
MAFIA CAPITALE.
Sin dall'inizio, c'è una cosa che non mi torna.
Si sono bevuti il Sig. Luca Odevaine, però fra i coinvolti grossi nell'inchiesta ci è finito Alemanno, sulla base di esternazioni fatte dall'Odevaine stesso.

Andiamo a vedere chi è questo signore dal punto di vista politico nel comune di Roma:
- Chi è Luca Odevaine, l'ex Vice capo di Gabinetto di Veltroni arrestato oggi il 2 dicembre 2014
In Campidoglio è diventato Vice Capo di Gabinetto del sindaco Veltroni nel 2001 e dal 2006 ha ricoperto anche il ruolo di direttore del Gabinetto. Odevaine ha ricoperto lo stesso ruolo anche nell'interregno del commissario straordinario, il prefetto Mario Morcone, che ha traghettato la Capitale dalle dimissioni di Veltroni nel febbraio del 2008 all'elezione di Gianni Alemanno. Tra gli altri incarichi ricoperti figurano quello direttore dell'Ufficio Decoro urbano e Abusivismo edilizio, delegato del sindaco alla Polizia Municipale, direttore dei centri per rifugiati politici. Ha curato inoltre per il Gabinetto del Sindaco i rapporti con le Forze dell'Ordine, la Polizia Municipale e rappresentato il Sindaco nel Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza.








- Come si legge sul sito della Fondazione IntegraAzione di cui è presidente “ha curato il coordinamento e  l’organizzazione dei grandi eventi religiosi, istituzionali, politici, sindacali, culturali, sportivi cittadini, (tra cui si ricordano i funerali del Papa, i festeggiamenti per i mondiali di calcio, ecc.). Ha seguito per il Gabinetto del Sindaco le emergenze di Protezione Civile. Ha coordinato gli interventi di  emergenza sociale (campi nomadi, sfratti ed occupazioni di fabbricati, senzatetto, immigrati tra cui si ricordano SNIA Viscosa, Hotel Africa, Vicolo Savini, Residence Roma ecc.)”.

- Il 31 luglio del 2008 l'allora presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti lo ha nominato direttore della polizia provinciale. Carica che ha mantenuto fino al dicembre del 2012.(fonte Roma Today)

- ora al Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno. (fonte Corriere.it)

Ora, dovendo fare un riassunto di tutto sto curriculum, viene da pensare che questa persona è più legato al PD e soprattutto, dati i compiti assegnati a questo signore accostati alla questione ROM ed immigrati sembra strano che sia finito Alemanno fra i coinvolti, sulla base non di azioni compiute da quest'uomo ma su delle esternazioni che possono essere più o meno fondate.

In queste ore Veltroni e Zingaretti, lo dipingono come una persona retta, un eroe quasi. Anzi, non ci credono però prendono le distanze via carta stampata.
Fatto sta che questa persona ha ricoperto cariche di una certa delicatezza, ed è stato voluto.
Altro problema è che questa persona ha ricoperto incarichi pubblici in quota PD, pur avendo una condanna per stupefacenti ed avendo omesso il cognome.

Il Corriere.it sostiene:

"Ha cambiato cognome per nascondere una condanna per droga, poi cancellata dall’indulto, allo scopo di non compromettere la sua carriera nelle istituzioni. È il segreto che Luca Odevaine, 58 anni, prima vice capo di gabinetto con Walter Veltroni, poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti e ora al Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno, è riuscito a celare per 25 anni. Finché, adesso, a rivelarlo è l’ordinanza del gip Flavia Costantini sulla mafia a Roma. 
La condanna risale al 1989. «Due anni di reclusione per il reato di stupefacenti - scrive il giudice - pena per la quale gli è stato concesso l’indulto nel 1991 e la riabilitazione nel 2003». Ma Odevaine, considerato dalla procura un elemento centrale nel business degli immigrati, non vuole rovinarsi la carriera iniziata a Legambiente negli anni ‘90: e «per non compromettere le sue possibilità istituzionali si fa cambiare il cognome». Facendo aggiungere una «e» alla fine. È un escamotage «di cui nessuna delle amministrazioni interessate si accorge»: solo negli Stati Uniti Odevaine non sfugge a più solerti controllori. Il dipartimento di Stato Usa, osserva Costantini, «gli nega il visto d’ingresso per i suoi precedenti penali, fatto di cui l’indagato si duole assai, proprio mentre commette gravissimi reati contro la pubblica amministrazione». 

Accade pochi mesi fa, ad aprile scorso. In un’intercettazione Odevaine se ne lamenta: «Sai che gli americani mi hanno respinto il visto... mi hanno messo l’articolo di una legge... e mi hanno citato l’articolo di una legge che dirà che se uno è stato condannato non può anda’ negli Stati Uniti, cioè una roba da matti... è veramente una cosa assurda, cioè in una democrazia come quella... cioè che uno abbia avuto una condanna 26 anni fa... che sia stato riabilitato e comunque ha avuto ruoli pubblici e tutto quanto tu non puoi anda’ negli Stati Uniti».
«Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese... ogni mese... e io ne piglio quattromila». È questa una delle intercettazioni in base a cui la procura contesta a Odevaine di pilotare i flussi degli immigrati nei centri di Salvatore Buzzi, il braccio destro di Massimo Carminati. Odevaine, per l’accusa, è «un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati» e il suo «sistema», così lo definisce l’ordinanza, si fonda «su una attribuzione di favori a imprese amiche, che si dividono il mercato». In un’altra conversazione è lo stesso Odevaine che spiega: «Cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale... e avendo questa relazione continua con il ministero... sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù»"

Per quello ora come ora, ho la sensazione che questa bufera è più contro producente per il PD, che non per Alemanno.
Alemanno può sempre sostenere che Odevaine dichiara il falso, sulla base del fatto che al suo insediamento come sindaco l'ha fatto levare dal suo incarico e quindi quest'uomo ha dell'astio.
Prendendo atto di questo, vediamo invece cosa è saltato fuori in casa PD:

- Abbiamo uno stretto collaboratore di Veltroni nel centro del mirino, proprio in materia immigrazione, su cui verte tutto il bailame che tira in ballo anche famiglie "non raccomandabili" già conosciute anche tramite servizi di REPORT, oltre ad essere legate al mondo del calcio volenti o nolenti.
Veltroni cade dalle nuvole.

- Sifonato dalla giunta Alemanno (per la felicità di chi cercava di concorrere onestamente a determinati tipi di gare d'appalto. Almeno le voci non ufficiali sono quelle), finisce fra lo staff di Zingaretti alla provincia.
Zingaretti cade dalle nuvole.

- E adesso ce lo si ritrova sempre in materia immigrazione al Ministero dell'Interno rappresentato da Angelino Alfano.
Renzi: "Non lasceremo Roma ai ladri"
Se non sanno beccare uno che per occultare la fedina penale si cambia il cognome, figuriamoci cosa ne salterà fuori.
(Lasciamo stare il Ministro Poletti, proprio per non continuare a sparare)

- Il Sindaco Marino, che da mesi e mesi doveva essere decapitato dallo stesso PD e fatto oggetto, ultimamente, di sberleffi dall'M5S per una questione di multe. Adesso, viene riabilitato dalla nomina di "Indisciplinato amico dei gay" a "Difensore della legalità".

In casa PD c'è più interesse ad interrare che altro adesso come adesso.

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